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Siamo due giovani ragazzi che si divertono a far diventare i loro pensieri dei piccoli testi. Andiamo controcorrente, diamo importanza ai sentimenti e all'emozioni. Ci facciamo tante domande sulla vita, su cosa conta davvero, ogni tanto proviamo a intravvedere un significato anche nei piu' piccoli gesti. Altre domande invece, meritano di rimanere senza risposta. Speriamo voi possiate trovare qualcosa di interessante e magari trovare lo spunto per scrivere e soprattutto pensare anche voi... Ricordate che rilfettere e pensare aiutano l'Anima e il corpo.

Buona Lettura


Alfio & Chilean

domenica 5 maggio 2013

La pizza, un patrimonio nazionale.

Che 'a pizza è di irigine divina.
'A pizza è storia, 'a pizza e allerìa, 'a pizza è poesia...
E quanno si annammurato, 'a cosa chiù bella che 'nce puo ddà all'ammore tuoie é 'a pizza!

Cit

Anche se ultimamente per colpa della crisi e di politici incapaci stanno passando un po' in secondo piano, il nostro paese e' pieno di meraviglie di cui andare fieri. Oltre a paesaggi mozzafiati, pittori, musicisti e artisti vari... Restiamo sempre i migliori in fatto di cibo.
Oggi voglio parlare della pizza.

Per iniziare un po' di storia:

La tradizione vuole che nel giugno 1889 , per onorare la regina d'Italia, Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito della pizzeria Brandi creò la pizza Margherita, dove i condimenti, pomodoro, mozzarella e basilico, rappresentavano la bandiera italiana. Gli ingredienti di quella che oggi è chiamata pizza Margherita si trovavano in pizze preparate prima della Margherita stessa, dedicata appunto alla regina. Francesco De Bourcard nel 1866, parlando delle tradizioni di Napoli riporta la descrizione dei principali tipi di pizza, ossia quelli che oggi prendono nome di pizza marinara, pizza margherita.
Chi sono gli antenati della pizza?

Migliaia di anni fa l'uomo diventò agricoltore e raccolse i chicchi di grano; quando ne aveva bisogno pestava questi chicchi e se ne nutriva. Scoprì anche che poteva impastare quel grano macinato il più finemente possibile con acqua, e arrostire quell'impasto, a forma di disco su pietre roventi.Intorno al 3500 a.C. gli Egizi scoprirono la fermentazione, con cui un impasto lasciato all'aria veniva cotto il giorno dopo; ne risultava un pane più soffice e fragrante. Per gli Egizi il pane non era solo una fonte di cibo ma anche di ricchezza.
 Nell'antico Egitto era usanza celebrare il genetliaco del Faraone consumando una schiacciata condita da erbe aromatiche.
I greci divennero ottimi panificatori, ne producevano più di 70 qualità. Aggiunsero alle ricette di base ingredienti come latte, olio, formaggio, erbe aromatiche e miele. Furono anche i primi a preparare il pane di notte.
Numerose sono le testimonianze di scrittori greci riguardanti diversi tipi di "pizza", la cosiddetta "maza" in greco antico: testimonianze che ritroviamo puntualmente nel mondo latino e nella Roma antica dove tra le altre versioni lievitate e non di questa focaccia troviamo la "placenta" e l' "offa", preparata con acqua e orzo, il cereale alla base dell'alimentazione dei popoli latini.

In epoca medievale e rinascimentale, ondeggiando tra gusto aristocratico e consumo popolare, tra i banchetti regali e la mensa del povero: la parola ""pizza"" é già attestata in epoca altomedievale e nei secoli successivi si rinvengono svariate forme locali di questo termine indicanti variazioni culinarie sul tema, dal dolce al salato, e differenti metodi di cottura.
I longobardi calati in Italia meridionale dopo la caduta dell'impero romano avevano portato con sé la bufala che,una volta ambientatasi tra il Lazio e la Campania, fornirà il latte per la fabbricazione della mozzarella. E in epoca moderna la scoperta del Nuovo Mondo recherà in Europa un elemento principe della pizza che é quasi impossibile immaginarne priva: il pomodoro. Dopo le iniziali diffidenze, il pomodoro fece il suo ingresso trionfale nella cucina italiana, e in quella napoletana in particolare. La pizza ne sarà illustre beneficiaria avvicinandosi sempre più alla forma che oggi conosciamo.
Ma é tra ‘‘700 e ‘‘800 che la pizza si afferma sempre più come uno dei piatti della cucina napoletana preferiti del popolo. Nel ‘‘700 la pizza viene confezionata in forni a legna per essere quindi venduta per le strade e i vicoli della città: un garzone di bottega che portava in equilibrio sul capo la stufa, recava direttamente agli acquirenti le pizze, già confezionate con diversi ingredienti e condimenti, dopo averli avvisati del proprio arrivo con sonori e caratteristici richiami.
Sino al principio del Novecento la pizza e le pizzerie rimangono un fenomeno prettamente napoletano, e gradualmente italiano[senza fonte] (nell'Italia settentrionale iniziò a diffondersi solo nel secondo dopoguerra), poi, sull'onda dell'emigrazione, iniziano a diffondersi all'estero ma soltanto dopo la seconda guerra mondiale, adeguandosi ai gusti dei vari paesi, diventano un fenomeno mondiale.
Gli italiani emigrati hanno fatto conoscere, apprezzare e anche modificare la pizza nel mondo. Oggi ormai anche molti cuochi di differenti nazionalità sono diventati esperti pizzaioli per i quali esiste anche un campionato mondiale dove misurarsi.Oggi il giro di affari legato alla pizza (pizzerie, consegne a domicilio, surgelati, catene di fast food) è molto rilevante nel mondo, al punto che alcuni abili imprenditori (come ad esempio l'americano Tom Monaghan fondatore della Domino's Pizza) hanno costruito intorno alla pizza grandi fortune

Come si prepara una buona pizza?
Ecco a voi la ricetta di Antonio Esposito di Napoli

1,700 kg di farina, due parti di farina O e una parte di farina doppio O, 1 lt di acqua, 50 gr di sale, 1 cucchiaino colmo di zucchero semolato, 4 gr di lievito di birra in cubetto, una dose di criscito (facoltativa), una grossa noce di strutto, un uovo.
Impastare il tutti gli ingredienti, tranne il sale, in una grande bacinella e lavorare energicamente. Coprire con un panno umido e lasciare lievitare per 20 minuti. Trascorso questo tempo, staccare la dose di criscito da mettere da parte per la prossima volta e aggiungere il sale previsto nella ricetta. Riporre a lievitare per 6 ore. Trascorso questo tempo, versare l'impasto su un piano infarinato e lavorarlo leggermente con un po' di farina, quindi  staccarne tante parti per quante pizze sono previste, formare i "pesetti", cioè le pagnotte di pizza, e porre a lievitare ciascuna palla ben distanziata (perchè durante la lievitazione si allargherebbe unendosi alle altre), coperta con il panno umido, per un'altra ora. Trascorso questo tempo, oliare le teglie predisposte per la cottura delle pizze e stendervi dentro, rigorosamente con i polpastrelli, ciascun pesetto. Condire e lasciare lievitare per un'altra ora. Infornare in forno caldo alla massima temperatura.

Ci sono vari modi di fare la pizza, ad esempio usando farine senza glutini o eliminando il lievito.

Che dire? Pizzologia dovrebbe essere una materia da studiare a scuola tante sono le cose da dire. Andiamone fieri! E mi raccomando, quando sentite qualche americano fiero ricordateli chi l'ha inventata...

Buona mangiata!

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