Che 'a pizza è di irigine divina.
'A pizza è storia,
'a pizza e allerìa,
'a pizza è poesia...
E quanno si annammurato,
'a cosa chiù bella
che 'nce puo ddà all'ammore tuoie
é 'a pizza!
'A pizza è storia,
'a pizza e allerìa,
'a pizza è poesia...
E quanno si annammurato,
'a cosa chiù bella
che 'nce puo ddà all'ammore tuoie
é 'a pizza!
anche in busta! Tuttavia
se lo mangi dalla zia
fatto a mano, è una certezza.
La farina? Grano duro,
uova fresche. Poi la pasta;
va tirata quanto basta,
ed allora stai sicuro.
In quattr’ore è pronto il brodo:
se vuoi farlo a perfezione
devi metterci il cappone.
Niente fretta, questo è il modo.
Carne cruda e carne cotta,
quale più, quale di meno:
mille i tipi di ripieno,
che al palato danno ebbrezza.
Alla fine, con lentezza,
giunge il tempo dell’assaggio.
Hai pensato anche al formaggio?
Senza il grana, è una schifezza.
Ecco pronti i tortellini,
da gustare in compagnia.
Anche pochi: tuttavia
se son tanti, che bellezza!
"Currite, giuvinò! Ce stà 'a pastiera!"
E' nu sciore ca sboccia a primmavera,
e con inimitabile fragranza
soddisfa primm 'o naso,e dopp'a panza.
Pasqua senza pastiera niente vale:
è 'a Vigilia senz'albero 'e Natale,
è comm 'o Ferragosto senza sole.
Guagliò,chest'è 'a pastiera.Chi ne vuole?
Ll' ingrediente so' buone e genuine:
ova,ricotta,zucchero e farina
(e' o ggrano ca mmiscato all'acqua e' fiori
arricchisce e moltiplica i sapori).
'E ttruove facilmente a tutte parte:
ma quanno i' à fà l'imposto,ce vò ll'arte!
A Napule Partenope,'a sirena,
c'a pastiera faceva pranzo e cena.
Il suo grande segreto 'o ssai qual'è?
Stu dolce pò ghì pure annanz' o Rre.
E difatti ce jette. Alludo a quando
il grande Re Borbone Ferdinando
fece nu' monumento alla pastiera,
perchè facette ridere 'a mugliera.
Spero vi venga fame:
RispondiEliminaDopo averli assaggiati col ragù,
alla vita non chiederai di più.
Non ti puoi mai sbagliar, coi maccheroni:
sono indicati in tutte le occasioni.
Per quanto gli altri cibi sian squisiti,
quando arrivano loro, tutti ziti.
Per farti avere il meglio, sta’ sicuro:
col grano, il maccherone è molto duro.
Dona se stesso, e non ti chiede niente,
tranne una cosa: d’esser cotto al dente!
E’ rotonda e biscottata;
RispondiEliminaa vedersi non è bella,
ma nel Sud è molto amata.
Questa, amici, è la fresella.
All’inizio sembra dura,
ma con l’acqua si fa molla.
È nutriente e duratura,
può sfamare anche una folla.
Olio, sale e pomodoro,
dopo averla un po’ bagnata:
ma che gran capolavoro,
la famosa caponata!
Ode alla bistecca
RispondiEliminaO FIORENTINA
O Fiorentina, noi d’ogni piatto ti vogliam regina. Con l’osso, perché “senza” sei diversa! Come una porta senza la traversa, come la panca senza il suo Cittì, tu cambi serie, e scendi in serie Bì.
O Fiorentina, andavi in campo, ed eri sbarazzina. Nutrivi le ambizioni di chi vale. Nutrivi. Co’ umpo’ d’olio e unpo’ di sale. Intorno all’osso o intorno al centrocampo: ancora nel ricordo, godo e avvampo.
Giostrava Baggio, creava dio-Antognoni, Hamrin correva, e aveva tre polmoni. Rui Costa facea lanci dalla Futa, stampava gol a mucchi Batistuta. Toldo parava, e no, non c’eran cristi, geometrizzava i corner zio De Sisti.
Che Fiorentine! Che gusti d’altri tempi! Profani ai pii, santissimi per gli empi. Gusti con l’osso, gusti per davvero, gusti da tosti, gusti da due a zero. Viola la maglia, carne bella rossa, al sangue, forza viola, alla riscossa!
Ma poi cos’è successo, mia diletta? Eri una squadra? Diventi una squadretta. Eri bistecca? Diventi cotoletta. Eri una viola, e sei una mammoletta... L’osso ti han tolto, ti han tolto soldi e gioco. T’han fatto invertebrata, a poco a poco.
Ed or che sei sanz’osso, spalle al muro, pur’io mi sento moscio, e poco duro. Esile squadra, carne troppo magra... Ormai pasteggio solo col Viagra. E la mia donna, a cui do poco o nulla, pur’ella cita...dante, e mi par grulla.
Parafrasa la Pia de’ Tolomei. E piange: “Dario, di che sponda sei? Senza di te la sorte è bieca e ria. Ricordati di me che son la Fia... O come dici, or che tu’ se’ n’Europa... Ricordati di me che son la Topa.”
A questo riduceste un’omo rude, o Fiorentine, così loffie e ignude! A questo riduceste un macellaio, ed un tifoso da non farne il paio! Un omo perdavvero di gran razza, se non vi fusse stata mucca pazza...
Un omo con il maschio in tutti i pori, se non vi fosse stato Cecchi Gori! Il piatto piange, piange la miseria. Non vale lui, non vale la Valeria. Che fai tu Luna, dimmi un po’ che fai? Che fai Vittorio? Quando te ne vai?
Ridateci la nostra Fiorentina! La squadra e la bistecca sopraffina. Mucche vogliam, vogliamo gioca-tori, usi a lottare, e a farci venir fuori... Dell’astinenza abbiam piene le palle, vogliamo uscire a riveder le stalle.
Garrisca a’ i’ vento, i’ labaro viola! Viva lo Chianti, e no la cocacola! Viva i fagioli e viva la bistecca, viva chi sa peccare e infatti pecca. Levatemi di torno chi si doglia, di fare funerali ‘un ciò più voglia.
O Fiorentina mia, ritorna presto... Ricordati che solo tu fai testo. Ricordati che il genovese mesto, la bocca sollevò dal fiero pesto. Ricordati che il milanese scotto, trangugia stanco un misero risotto.
Ahi riso, vituperio delle genti! Vogliam ben’altro da metter sotto i denti. Ricordati che ad Alba sono stufi, di fare colazione coi tartufi. E pensa alle Pugliesi, si, costrette, a far la dieta fissa d’orecchiette.
Tornate Fiorentine, belle entrambe, coi piedi buoni, e buone anche le gambe. Tornate con le vertebre sul collo, e senza brutti virus nel midollo. Lo spirito e la carne non si perda.